In copertina foto di DNA Express
Il caso OJ Simpson (ufficialmente noto come People of the State of California v. Orenthal James Simpson) fa riferimento all’accusa di omicidio duplice contro O.J. Simpson, famoso giocatore di football americano e attore.
Il caso Orenthal James Simpson
Alle 00:10 del 13 giugno 1994, Nicole Brown Simpson e Ronald Lyle Goldman, un cameriere venticinquenne, furono trovati uccisi di fronte al condominio dove la Brown risiedeva, all’875 di South Bundy Drive, nella zona di Brentwood. I cadaveri furono rinvenuti in una pozza di sangue, sul corpo della donna furono trovate 12 coltellate e su quello del ragazzo 20. La testa della Brown era stata quasi recisa dal corpo. Dopo un controllo sulla scena del crimine, le prove raccolte portarono le forze dell’ordine a sospettare di O.J. Simpson, ex-marito della Brown su cui pendevano diverse denunce per maltrattamento domestico. I due si erano sposati nel 1985 e avevano avuto due figli, Brooke Sydney e Justin Ryan. Il matrimonio era durato sette anni ma Nicole aveva chiesto il divorzio nel 1992, motivandolo con «differenze inconciliabili».
Il primo arresto e l’accusa di duplice omicidio
Simpson, dopo aver saputo dell’omicidio dell’ex moglie, si apprestò a tornare in California, poche ora prima infatti aveva preso un volo diretto per Chicago. Qui fu ammanettato e portato alla centrale di polizia per essere interrogato, ma fu rilasciato poche ore dopo. Dopo il ritrovamento nel giardino di alcune macchie di sangue compatibili con quello di Simpson, la polizia formulò esplicitamente l’accusa di duplice omicidio di primo grado. Gli investigatori, tra cui figurava anche il famoso criminologo Henry C. Lee, telefonarono a Robert Shapiro, avvocato di Simpson, informandolo delle accuse e chiedendo all’imputato di presentarsi spontaneamente in centrale entro le 11, dopo sarebbe stato considerato un fuggitivo. Shapiro raggiunse Simpson a casa di Robert Kardashian, suo avvocato e amico, informando poi le autoritĂ circa la posizione dell’imputato.
The Bronco Chase
Quando la polizia giunse sul posto, trovò Shapiro e Kardashian con alcuni medici ma non Simpson. Successivamente i due avvocati annunciarono, tramite una conferenza stampa, che Simpson aveva intrapreso una fuga a borda di una Ford Bronco bianca, ipottizando inoltre che potesse tentare anche il suicidio. Successivamente la polizia di Los Angeles iniziò una caccia all’uomo dando così vita a un lento inseguimento sulle autostrade della città (poi definito dai media The Bronco Chase) ripreso in diretta TV e seguito da circa 75 milioni di telespettatori. La caccia si interruppe con la resa di O.J. Simpson.
Il processo e il “Dream Team” di avvocati
La prima udienza del processo contro OJ si tenne a gennaio del 1995. Simpson affidò la difesa ad un team di avvocati di altissimo prestigio, ribattezzato dream team, guidata da Johnnie Cochran che comprendeva tra gli altri Robert Shapiro, Alan Dershowitz e l’amico Robert Kardashian. La difesa aspirava a minare la credibilitĂ delle prove e puntò su un elemento che si rivelò fondamentale per l’intero processo: la discriminazione razziale. Secondo la difesa infatti, i poliziotti coinvolti nel caso, volevano incastrare Simpson poichĂ© era ricco, famoso e soprattutto nero. La prova piĂą evidente a carico di OJ, infatti, erano dei guanti in pelle insanguinati, trovati dall’investigatore Mark Fuhrman, ma quando in aula furono fatti ascoltare dei nastri in cui Fuhrman pronunciava frasi razziste abbastanza pesanti, i guanti insanguinati persero molta credibilitĂ . La difesa infatti paventò l’ipotesi che lo stesso Fuhrman li avesse messi deliberatamente sulla scena del crimine. Quando fu chiamato sul banco dei testimoni, l’investigatore si avvalse della facoltĂ di non rispondere. Ma il colpo decisivo all’accusa arrivò quando il procuratore Darden decise di far provare i guanti all’imputato, nonostante in molti avessero sconsigliato di farlo, ritenendo che si potessero essere ristretti a causa del sangue e dell’umiditĂ . I guanti infatti si rivelarono troppo stretti per O.J. Simpson e Cochran a commento di ciò pronunciò la frase divenuta poi celebre: «if it doesn’t fit, you must acquit».
Il verdetto del “processo del secolo”
L’enorme attenzione che attirò il caso spinse i media a ribattezzarlo “il processo del secolo”. Ci furono inoltre una serie di indagini secondarie, giornalistiche, che evidenziarono enormi differenze di valutazione della colpevolezza di Simpson tra statunitensi bianchi e neri. Il 3 ottobre del 1995, la giuria emise il verdetto, in meno di 4 ore, decretando l’innocenza di Orenthal James Simpson. Il processo fu caratterizatto da una serie di errori da parte dell’accusa e dalla scarsa abilitĂ di quest’ultima di provare l’eventuale colpevolezza di Simpson. Lo stesso Dershowitz dichiarò in proposito: «…non siamo stati noi a vincere. Sono loro che hanno perso, commettendo i peggiori errori possibili». Il caso OJ è stato uno degli eventi giudiziari piĂą seguiti di sempre tanto da suscitare interesse ancora oggi a piĂą di 20 anni di distanza dal controverso verdetto
Articolo di Cristian A. Liguori
(Revisione testuale di Renata Amoroso) – Immagine reperita da dailymail.co.uk. Tutti i diritti riservati.
Fonti e sitografia
L’inseguimento di O.J. Simpson, vent’anni fa (ilpost.it)
“American Crime Story” mette sotto processo il processo a O.J. Simpson (ilgiornale.it)
Caso O. J. Simpson (wikipedia.org)
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