Recensione di Renata Amoroso

Gli inconvenienti della vita racchiude due racconti, che sono due quadri d’inquietudine: un sentimento così universale, eppure così intimo e solitario. L’inquietudine è un inconveniente della vita, di ogni vita umana. Essa si presenta soltanto in forme differenti a seconda del soggetto. Senza artifici retorici e ricorrendo alla semplicità dei piccoli particolari quotidiani, il lettore viene catapultato nell’ironia che è propria di ogni disperazione.

Il primo racconto è quello di Theo, che manifesta il suo tormento attraverso gesti e pensieri strambi. Siamo un po’ tutti il Theo che resta impalato quando si accorge che ha chiuso un suo affezionato negozio, oppure il Theo che è angosciato dalle troppe acciughe nell’insalata. Sono piccole sciocchezze queste che affliggono la vita di tutti; così banali apparentemente e tuttavia così efficaci nel far affiorare l’inespresso e l’inesprimibile.

Ben caratterizzata è anche l’anziana donna del secondo racconto. Ella deve convivere, per coscienza sociale, con gli Escobedo, una disperata famiglia di sfollati per un’inondazione. E chi non si è mai trovato nella scomoda situazione di dover dire di sì per fare contenta la comunità, per una sorta di dovere nei confronti dei disgraziati, per non sembrare egoisti.

La forza dei racconti di Cameron è proprio questa, ci si specchia dentro e ci si riconosce. Ogni personaggio convive con la sua dose personale di tormento. Ciononostante, il pregio formidabile di questo romanzo è che non lascia l’amaro in bocca. Quando si finisce di leggere non si è disperati, bensì ci si sente in compagnia; nessuno è solo nel mare calmo dell’inquietudine.

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Voto Typewriter & Co: 9,5

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