Recensione di Renata Amoroso

Giovanna un bel giorno si accorge di essere grassa, brutta, come “un contenitore di granuli che cadono fuori da una fessura minuscola”. Basta una frase del padre: “sta facendo la faccia di Vittoria”. Questa è la miccia che fa esplodere la bomba adolescenziale di Giannina. Vittoria è la zia sgradita, tanto odiata dal padre, un’entità fumosa che Giovanna non ha mai visto, ne ha solo sentito parlare…male.

Ci sono i soliti ingredienti ferrantiani anche qui: una protagonista in piena crisi adolescenziale, una famiglia infelice, un’amicizia soffocante… e Napoli, lo spazio angusto da cui si fugge, ma allo stesso tempo si è attratti. La città è spaccata in due, un lato buono e un lato cattivo, ma quest’ultimo è sempre più ingombrante, sempre più fagocitante. Non c’è scampo, anche chi se ne va, se lo porta dietro “il debito”.

Mai giudicare un libro dalla copertina. Per i libri di Elena Ferrante questo è un presupposto indispensabile, dal momento che le copertine dei suoi romanzi non reggono mai il confronto con la sua grandezza. È anche vero che la Ferrante ormai vive di rendita, sappiamo tutti cosa aspettarci e non delude mai.

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Voto Typewriter & Co: 8

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