In copertina foto di stoplusjednicka.cz | Mappa realizzata da Cristian A. Liguori


La gelida Ojmjakon


Quest’oggi affronteremo uno splendido viaggio nelle fredde terre russe della Siberia. Partiremo da Ust’Nera in direzione Ojmjakon per visitare il luogo abitato piĂą freddo del mondo.

| Partenza da Ust’Nera

Il nostro viaggio tra le gelide terre della Siberia inizia da qui: Ust-Nera. Il volo da Yakutsk atterra in perfetto orario ed è all’aeroporto che prendiamo il mezzo che ci porterà a Ojmjakon, una Land Rover Discovery 4.

Bisogna fare il pieno e riempire taniche di benzina vista l’impossibilità di fare rifornimento durante il viaggio. Quando finalmente siamo pronti l’orologio segna le 05.10 e il termometro -9 gradi centigradi. Il cielo è limpido e schiacciando l’acceleratore iniziamo la nostra avventura!

La strada che da Ust’Nera porta a Ojmjakon è chiamata Kolyma, ache conosciuta come Strada delle Ossa. Secondo la classificazione russa è denominata M56 e inizia a Niznij Bestjach e termina a Magadan per una lunghezza di oltre 2.000 chilometri. Il soprannome sembra aver avuto nascita in seguito alla leggenda che narra che questo sentiero sia stato costruito con un misto di terra, ghiaia e ossa umane dei prigionieri politici dei gulag. Essa fu costruita appunto durante l’epoca staliniana e al momento non gode di un ottimo stato: nei mesi rigidi, quando l’inverno è al culmine non è possibile percorrerla con normali mezzi stradale e anche ora la nostra Discovery fa fatica a muoversi con rapiditĂ . Inoltre la strada segue il fiume Kolyma valicandolo in un punto: il ponte sulla Kolyma. E’ una delle piĂą remote strade del mondo e durante il tragitto abbiamo incontrato solo tre mezzi. La taiga fa da padrona in questa landa desolata e le conifere sono le protagoniste indiscusse. Secondo un calcolo fatto da una guida locale, per percorrere i 320 chilometri che dividono Ust’Nera da Ojmjakon dovremmo impiegare all’incirca 7 ore. Sempre la nostra guida ha affermato che nei mesi invernali, quando le temperature scendono oltre i -40 gradi centigradi, il tempo di percorrenza di questa tratta è stimato intorno alle 18 ore.

Questo perché la Strada delle Ossa è davvero impercorribile ad alta velocità: nei mesi più caldi la strada è fangosa e pervasa dall’acqua, mentre in quelli freddi è congelata e nevosa. Noi la stiamo percorrendo ad Ottobre, ad una temperatura di -15 gradi centigradi. In realtà non è la condizione ottimale per guidare: la strada è ghiacciata e sebbene la velocità del mezzo è moderata, in diverse occasioni si rischia di perdere il controllo della vettura. Tutto sommato, la Discovery 4 si comporta molto bene e procedendo ad una velocità media di 50 chilometri all’ora, ci dirigiamo verso Ojmjakon. Guardando fuori dai finestrini si capisce subito di trovarsi in un posto estremo che in pochi oserebbero sfidare: Colline e montagne si estendono indisturbate per chilometri, la taiga ricopre quasi tutta l’intera zona e il freddo è una costante per quasi nove mesi all’anno. Ma questi record incredibili della zona non ci scoraggiano e il viaggio in direzione Ojmjakon prosegue senza grandi problemi.

Durante il tragitto si possono ammirare anche diverse specie animali. L’animale che abbiamo incontrato più frequentemente è stato l’alce, incontrato ben tre volte, anche se solo in lontananza. L’avvistamento però più eccitante è stato quello ravvicinato con un orso bruno. L’abbiamo incontrato a pochi metri dalla nostra vettura mentre attraversava la strada. Molto probabilmente non ha neanche notato la nostra presenza poiché ha proseguito dritto senza voltarsi o esitare. Tra le gelide terre della Repubblica Autonoma della Sacha-Jacuzia il viaggio scorre lento, ma questo non ci annoia minimamente e l’entusiasmo per questa incredibile avventura in uno dei posti più estremi del mondo ci tiene sempre con gli occhi spalancati sulle meraviglie che ci circondano.

| Arrivo a Ojmjakon

Dopo la vista dell’immensa taiga che si estende da queste parti, dopo animali vari, rallentamenti continui e soprattutto dopo quasi otto ore di viaggio, finalmente arriviamo ad Ojmjakon: colonne di fumo e casette sparse in lontananza segnalano la presenza del paese. Sin da bambino sognavo di visitare questo paesino dal clima artico e trovarmi sul posto è per me un sogno che si avvera. L’aria che si respira e le sensazioni che si provano in questo centro ti trasportano in un mondo lontano molto differente da quello a cui noi occidentali siamo abituati. Il tempo sembra essersi fermato in questo paesino che per alcuni aspetti ricorda i tipici villaggi dei romanzi e film fantasy.

Il sindaco di Ojmjakon ci ha voluto conoscere e ci ha rilasciato una carta che attesta la nostra permanenza. Essendo pochi i turisti che durante l’anno visitano il paese, il sindaco spinge affinché si organizzi un incontro per conoscere di persona coloro che osano avventurarsi in questa zona. Ad Ojmjakon non ci sono Hotel e bisogna trovare una famiglia disposta ad ospitare i turisti ma in realtà si trova facilmente: qui sono tutti molto simpatici e gentili. Conversare con la gente locale è un vero piacere, la nostra guida fa da interprete e le storie narrate dagli abitanti sono molto interessanti e coinvolgenti. Ho provato il cibo locale e ho fatto assaggiare agli abitanti del posto uno speciale tè londinese che ho portato da casa: il Russian Earl Grey.

Per incorporare il calore più a lungo possibile, la temperatura media nelle case di Ojmjakon si aggira sui 20-25 gradi. Ciò significa che in inverno subiscono un’escursione termica di quasi 70 gradi. Non tutti riuscirebbero a sopravivvere a queste condizioni!

Dopo aver passato una vacanza indimenticabile, ci accingiamo a ripartire in direzione Ust’-Nera, carichiamo l’auto e salutiamo tutti coloro che abbiamo conosciuto durante la nostra permanenza. Questo meraviglioso posto ci mancherà e dopo aver abbracciato il
sindaco gli prometto di far ritorno ad Ojmjakon in inverno, quando la temperatura toccherĂ  i -50 gradi centigradi e la sopravvivenza sarĂ  messa a dura prova.

Do svidaniya Ojmjakon!

Racconto scritto da Cristian A. Liguori

Gli eventi narrati in questo articolo sono frutto della mia fantasia, basati su esperienze di viaggio di veri avventurieri e turisti. Herman Fox, liberamente ispirato a Levison Wood, non è un personaggio reale ma è il protagonista immaginario di viaggi fantastici. L’esploratore ideale alla continua ricerca di adrenalina e avventura nei luoghi remoti e piĂą affascinanti del globo!

Revisione testuale a cura di Renata Amoroso