Recensione di Renata Amoroso
Turbolenza è un giro del mondo in 126 pagine. Il punto di partenza, e anche quello di arrivo, è Londra. I 12 racconti del libro sono tutti collegati tra loro, come un filo di lana che avvolge l’intero mondo per formare alla fine un gomitolo di storie, che sono pezzetti di vite.
Leggendo questo libro, semplice, essenziale, pulito, si aprono interi mondi nella mente. Mentre le parole scorrono sotto gli occhi, nascono idee, riflessioni, pensieri che sono talmente tanti da non riuscire nemmeno a portare il conto. È un libro che parla di solitudine, di amicizia, di amore, di drammi, di piccole e intense gioie; parla di tutto ciò che è vita.
È così veloce girare pagina, che anche posti lontanissimi come Hong Kong o Kochi sembrano dietro l’angolo. E in effetti, se pensiamo a quanto è facile ormai spostarsi da un punto all’altro del mondo, è proprio così. Il mondo è un piccolo pianeta dove tutti vivono le stesse gioie, gli stessi dolori, le stesse speranze, la stessa solitudine. Gli affetti lontani possono essere raggiunti in poche ore volando, possiamo arrivare ovunque e decidere di vivere dappertutto. Eppure, proprio adesso che il mondo è così a portata di mano, continuiamo a chiamarci diversi e a guardare male tutti quelli che non sono come noi.
“Perchè, in ultima analisi, ciò che ci unisce è che abitiamo tutti questo piccolo pianeta, respiriamo tutti la stessa aria, abbiamo tutti a cuore il futuro dei nostri figli. E siamo tutti mortali.” J. F. Kennedy.
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