Il libro
Un fine settimana di dicembre, il Palace de Verbier, lussuoso hotel sulle Alpi svizzere, ospita l’annuale festa di una importante banca d’affari di Ginevra, che si appresta a nominare il nuovo presidente. La notte della elezione, tuttavia, un omicidio nella stanza 622 scuote il Palace de Verbier, la banca e l’intero mondo finanziario svizzero. L’inchiesta della polizia non riesce a individuare il colpevole, molti avrebbero avuto interesse a commettere l’omicidio ma ognuno sembra avere un alibi; e al Palace de Verbier ci si affretta a cancellare la memoria del delitto per riprendere il prima possibile la comoda normalità. Quindici anni dopo, un ignaro scrittore sceglie lo stesso hotel per trascorrere qualche giorno di pace, ma non può fare a meno di farsi catturare dal fascino di quel caso irrisolto, e da una donna avvenente e curiosa, anche lei sola nello stesso hotel, che lo spinge a indagare su cosa sia veramente successo, e perché, nella stanza 622 del Palace de Verbier.
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Un racconto che si potrebbe definire a metà: leggendo la prima parte, noiosa e un po’ banale nella scrittura, si fa fatica a credere che sia lo stesso autore de La verità sul caso Harry Quebert. La seconda parte invece cambia totalmente l’anima del romanzo. Le pagine scorrono velocemente e inevitabilmente si finisce col confondere il protagonista di questo libro con Marcus Goldman. La parte finale, teatralmente brillante, ti permette di apprezzare il libro nella sua interezza dimenticando la noia delle prime pagine e dando un senso scenico alla banalità iniziale.
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