A cura di Giorgio Menchise
Capitolo 1: L’infanzia
Enzo Anselmo Ferrari nasce il 18 Febbraio 1898 a Modena da Alfredo Ferrari, originario di Carpe, e Adalgisa Bisbini, originaria di Forlì. A causa di una forte nevicata in quei giorni la sua data di nascita fu registrata due giorni dopo: il 20 Febbraio. Viveva in Via Paolo Ferrari 85 nella casa adiacente all’officina meccanica del padre. Quest’ultima adesso diventata il museo “Casa Enzo Ferrari”, che insieme ad una galleria aggiuntiva racconta la storia ed espone le migliori auto del Drake. Il piccolo Enzo già da bambino inizia ad affacciarsi al mondo delle automobili. Infatti era più dedito a dare una mano in officina che a studiare per la scuola, mancanza che negli ultimi suoi anni Ferrari ha sempre rimpianto. Era già un fervido sognatore: sognava di diventare un tenore d’operetta, un giornalista sportivo o un affermato pilota automobilistico. Riuscì, il 16 Novembre 1914, a far pubblicare il suo resoconto della partita di calcio Internazionale – Modena sulla Gazzetta dello sport. Purtroppo questi anni non sono anni felici per Ferrari che vede prima morire suo padre a causa di una polmonite nel 1915 e l’anno dopo suo fratello perso nella Grande guerra.
Capitolo 2: La vita da pilota
Scosso dalle perdite dei suoi famigliari e dalla nuova situazione decide di trovare lavoro e si presenta a Torino per essere assunto presso la Fiat, dove sarà però rifiutato. Verso la fine del 1919 in una delle sue trasferte a Milano viene assunto in una nuova casa automobilistica milanese, la CMN, della quale è socio il suo amico Ugo Sivocci. Da qui inizia a partecipare alle sue prime corse automobilistiche ma con scarso successo. Nel 1920 passa all’Alfa Romeo, che all’epoca era un club per gentlemen driver, piloti non professionisti. Il suo primo successo importante, da lui ricordato con maggior soddisfazione, arriva nel 1924 con la vittoria della Coppa Acerbo che lo promuove come pilota ufficiale. Quando però si presenta l’occasione di essere lanciato definitivamente nel mondo dei migliori piloti Ferrari fa un passo indietro, ufficialmente per motivi di salute, non partecipando al Gran premio d’Europa del 1924 a Lione, in cui si sarebbe dovuto scontrare con Ascari e Campari. A causa di un esaurimento nervoso Ferrari tronca ogni attività agonistica per tornare a Modena per curarsi. Torna nel 1927 ma disputando solo gare di rilievo locale. Dà ufficialmente addio alle corse nel 1932 quando nasce il suo primo figlio Dino che, con estremo dolore di Ferrari, muore nel 1956 di distrofia muscolare interrompendo quella che sembrava poter diventare la carriera di un gran ingegnere. Ferrari ha avuto un altro figlio nel 1944, Piero.
Capitolo 3: La nascita della Ferrari
Nel frattempo, dopo il lungo periodo di cure a cui si sottopose, nel 1929 viene incaricato di creare una squadra di corse collegata all’Alfa Romeo, destinata a diventare la famosa Scuderia Ferrari. Era tanta la determinazione del Drake che convinse il progettista Vittorio Jano a lasciare la Fiat per seguirlo nella sua avventura. Riuscì a creare un team di oltre 40 piloti tra cui anche Tazio Nuvolari. A causa della crisi economica nel 1933 l’Alfa Romeo è costretta a ritirarsi dalle corse automobilistiche fino al 1937.Poco dopo Ferrari si allontana dall’Alfa per fondare, non potendo usare il proprio nome per cinque anni, l’Auto Avio Costruzioni, che nel 1943 vede come sua sede definitiva Maranello. Negli anni successivi alla guerra creò la sezione sportiva della casa automobilistica già esistente dal 1930 ma costituita a ragion sociale nel 1947: la Scuderia Ferrari, che tutt’ora è la più nota squadra del mondo dell’automobilismo sportivo. La prima gioia in F1 arriva nel 1951 al Gran premio di Gran Bretagna battendo lo squadrone dell’Alfa Romeo e segnandone il declino nel mondo della F1. Anni dopo dichiarò: Quando nel 1951 Gonzàlez su Ferrari, per la prima volta nella storia dei nostri confronti diretti, si lasciò alle spalle la 159 e la squadra dell’Alfa, io piansi di gioia, ma mescolai alle lacrime di entusiasmo anche lacrime di dolore perché quel giorno pensai :”Io ho ucciso mia madre “. Il primo titolo mondiale arriva l’anno successivo con Alberto Ascari dando il via a una serie innumerevole di titoli che ha portato finora in bacheca 15 titoli piloti e 16 titoli costruttori.
Capitolo 4: Il cavallino rampante e il rosso Ferrari
Nel 2013 e 2014 il marchio Ferrari viene riconosciuto come il più influente al mondo: è il 35° con più valore al mondo ossia 4 miliardi di dollari. Ma come è nato il cavallino rampante? Nel 1923 il Drake vince il primo Gran premio al circuito del Savio. In quella occasione conosce la contessa Paolina Biancoli e il conte Enrico Baracca, genitori dell’aviatore Francesco Baracca. Un giorno la stessa contessa disse:” Ferrari, perché non mette sulle sue macchine il cavallino rampante di mio figlio? Le porterà fortuna”. A partire dal 1932 il cavallino rampante comparse su tutte le macchine di Ferrari. Il cavallino consegnatoli dalla contessa era nero con la coda rivolta verso il basso. Il Drake nel 1945 lo fece ridisegnare e grazie al progetto a cura di Eligio Gerosa, oggi ricordato come uno dei migliori incisori del secolo scorso, esso venne modificato: un cavallino nero rampante, fiero, con la coda rivolta verso l’alto, su uno sfondo giallo canarino, uno dei colori di Modena. Ma a Ferrari questo marchio così elegante non bastava, voleva che le sue macchine si potessero riconoscere anche da qualcos’altro: Se chiedete ad un bambino di disegnare una macchina, lui ve la disegnerà rossa. Fin dagli anni venti tutte le macchine italiane che partecipavano a gare automobilistiche erano di colore rosso. Questo perché in base ad un provvedimento preso durante le due guerre da un’associazione in seguito chiamata FIA, Federazione Internazionale dell’Automobile, le macchine da corsa francesi dovevano essere blu, quelle tedesche bianche, quelle inglesi verdi e quelle italiane rosse. Da qui Ferrari decise di “impossessarsi”, per contraddistinguere le sue macchine, del colore rosso acceso, il Rosso Ferrari.
Capitolo 5: Crisi finanziaria e il passaggio alla Fiat
La partenza della Ferrari è lanciata con subito i primi titoli in F1. Ma le prime difficoltà finanziarie arrivano presto e agli inizi degli anni 60′ Ferrari è costretto a guardarsi attorno per cercare aiuti economici che permettano all’impresa di andare avanti. Il Drake è sempre più innamorato della sua creazione tanto da rifiutare nel 1963 l’offerta del colosso americano Ford di acquistare l’intera società. Così nel 1965 accetta la proposta della Fiat che propone un’entrata più tranquilla nella Ferrari, comprando il 50% della società e permettendo quindi a Ferrari, che intanto continuava a possedere il 40%, di continuare ad avere il ruolo principale. Inoltre l’accordo prevedeva che alla sua morte la percentuale da lui mantenuta passasse nelle mani della Fiat e che il restante 10% rimanesse a suo figlio Piero. In tal modo il Drake ottenne ciò che più desiderava: dare un futuro alla casa di Maranello.
Capitolo 6: Gli ultimi anni
Man mano che gli anni passano Ferrari invecchia e si rende conto che l’impegno e la determinazione che l’hanno sempre contraddistinto non vengono più fuori come una volta. Così nel 1973 smette di impegnarsi in prima persona nell’attività sportiva e lascia il suo ruolo ad un giovane Luca Cordero di Montezemolo, che si dimostra da subito l’uomo giusto per la Ferrari vincendo i suoi primi titoli in F1 e confermando ancora una volta il buon occhio dell’ingegnere di Modena. Gli anni successivi non lo videro più come vero protagonista ma comunque come un attento supervisore. Enzo Ferrari si spegne il 14 Agosto 1988 a 90 anni a Maranello. La sua morte, come da lui voluto, viene divulgata ad esequie avvenute. Un mese dopo la Ferrari interrompe il dominio McLaren con una doppietta a Monza firmata da Berger e Alboreto che viene dedicata al Drake.
Curiosità
• Il soprannome “Drake” deriva dal nome del corsaro Francis Drake che si distinse per notevole forza d’animo e sicurezza nei combattimenti. Stessa forza d’animo e determinazione che aveva Ferrari nella gestione dell’azienda.
• Tifoso del Modena, è stato anche un dirigente del Modena Calcio.
• Fu insignito di molti titoli, ma quello di cui più si vantava era quello di Ingegnere Meccanico, conferitogli Ad honorem nel 1960 dall’Università di Bologna.
• Il suo modello era Napoleone e lo ammirava in blocco: grande matematico e stratega.
• Ha amato su tutti tre piloti: Ascari, Nuvolari e Villeneuve.
• Odiava gli ascensori e gli aerei e un giorno disse: Non ho paura di volare, ma di non tornare a volare.
• A Monterey, in California, durante un’asta una Ferrari 250 GTO, telaio numero 3851 GT, è stata aggiudicata a 38,115 milioni di dollari, circa 28,5 milioni di euro, battendo così ogni record precedente nel settore delle vetture classiche e diventando così l’auto di più alto valore al mondo.
Scritto da Giorgio Menchise
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