di Renata Amoroso

Blanche è figlia di Immaculata, una donna tutsi sopravvissuta al genocidio in Ruanda del 1994. La guerra ha lasciato tracce indelebili nella sua famiglia e quando Blanche ritorna da Bordeaux, dove ormai vive, cerca di ricostruire i pezzi della sua famiglia. Suo fratello, combattente, ha gravi problemi psichici dovuti alla guerra e sua madre non parla più.

Una storia potentissima, con un linguaggio delicato ma spietato allo stesso tempo che apre a riflessioni necessarie e inaspettate. Le più notevoli sono quelle in cui si parla di maternità in modo razionale e senza sentimentalismi, ma anche quelle legate alle proprie origine e alla propria cultura.

Leggere questo libro significa anche immedesimarsi in chi ha lasciato la propria terra per volontà o per necessità e vive a migliaia di chilometri di distanza. Se non si vive sulla propria pelle è difficile immaginare com’è dimenticarsi alcune parole del proprio dialetto oppure non sapere se insegnare o meno al proprio figlio la tua cultura. Attraverso questo libro si riesce a capire un po’ di più la spaccatura che si crea in una persona che si allontana dalla propria patria.

Che questa non sia la mia fine, ma quella del racconto!

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Voto* Typewriter & Co: 9


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